di Emanuele Crosti
Il 23 febbraio 2017 è stata presentata una nuova ricerca, realizzata da Cittadinanzattiva – Tribunale per i Diritti del Malato, dedicata all’aderenza terapeutica vista con gli occhi del medico, in particolare verso le nuove categorie di farmaci, biologici e biosimilari.
Partiamo da alcuni dati:
- Il campione di medici intervistati è stato di 816 di cui circa il 55% uomini e il 45% donne;
- oltre il 46% degli intervistati si colloca nella fascia d’età fra i 56 e i 65 anni, mentre le fasce 25-44 anni e 45-55 anni sono risultate quasi equivalenti (rispettivamente 22,43% e 22,92%);
- aggregando per macro aree geografiche, il nord Italia è rappresentato dal 46% dei contatti, il sud dal 28% infine il centro con il 26%;
- più di un medico su quattro è un Medico di famiglia o un Pediatra di Libera Scelta, fra le singole specializzazioni prevalgono reumatologia, nefrologia e diabetologia;
- circa la metà del campione è abilitato a prescrivere farmaci biologici e biosimilari.
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Il questionario presentava numerosi quesiti legati al tempo di cura dedicato ai pazienti, al dialogo medico–paziente e all’informazione, passo fondamentale per instaurare una reciproca fiducia favorendo l’aderenza alle terapie. Risultato:
- quasi il 30% degli intervistati ha dichiarato di non avere tempo adeguato da dedicare ai pazienti per garantire l’aderenza alla terapia. Le cause vengono attribuite all’eccessivo numero di pazienti (35%), a carenza di personale (29%), a problematiche di organizzazione interna (17%) o di turnazione (5%).
Per far fronte alla richiesta di contatto ulteriore da parte del paziente, per chiarimenti, rassicurazioni e delucidazioni, la stragrande maggioranza preferisce essere contattata al numero dell’ambulatorio (85%) o dello studio (59%), crescono anche i nuovi media come la email (78%) o WhatsApp (35%) anche la “ritrosia” nel dare il cellulare di servizio (37%) o addirittura personale (48%) è in diminuzione.
Oltre al canale di comunicazione, fondamentale è il riscontro delle informazioni fornite: il 55% dichiara di concludere, sempre, l’incontro con il paziente con delle domande di verifica sulle informazioni fornite durante il colloquio; il 54% dei medici intervistati lascia dei suggerimenti per iscritto oltre alla classica prescrizione (va considerato che questo dato non tiene conto, ovviamente, delle possibili difficoltà di lettura o interpretazioni dei documenti lasciati…).
Abbastanza utilizzati risultano i materiali di supporto già disponibili, sia digitali (app, video, tutorial on line) sia cartacei. I primi sono forniti dal 22% degli intervistati, dato che sale al 65% per materiali informativi cartacei.
Il 34% dei professionisti dichiara di non preparare “mai” o “quasi mai” esempi semplici per i casi più frequenti, da usare durante il colloquio con il paziente; il 45% riferisce di non avvalersi “mai” o “quasi mai” di moduli prestampati da compilare insieme alla persona per poi rilasciarli come promemoria.
Quali sono le informazioni fornite al paziente o al caregiver? Queste le tipologie informazioni che gli intervistati hanno dichiarato di fornire:
- modalità e tempi di somministrazione (86%);
- nome e tipologia del farmaco (77%);
- eventuali effetti collaterali e reazioni avverse (68%);
- profilo di sicurezza, efficacia e qualità del farmaco (67%);
- interazione con altri farmaci e integratori (62%);
- corretti stili di vita e regimi alimentari (54%);
- alternative terapeutiche (36%);
- farmaci equivalenti o biosimilari (29%);
Queste sono le informazioni che i medici hanno dichiarato di raccogliere e di ritenere “molto importanti”:
- se il paziente assume altri farmaci, di che tipo e in quale dose (80%);
- se ha eventuali deficit cognitivi che potrebbero compromettere la comprensione delle informazioni e quindi l’aderenza alla terapia (66%);
- se il paziente ha difficoltà a seguire le terapie per la loro complessità (60%).
Ai medici partecipanti è parso meno importante conoscere:
- le preferenze del paziente verso il modo di somministrazione (50%);
- le eventuali difficoltà economiche presenti che potrebbero compromettere l’aderenza (50%);
- le abitudini e gli stili di vita (44%);
- l’attività lavorativa (39%).
Informazioni comunque importanti che aiuterebbero il medico nella scelta della terapia che meglio si può adattare al paziente e al suo disegno di vita.
Il documento completo della ricerca è scaricabile a questo indirizzo.
Mini glossario
- Farmaci biologici: così si definiscono le nuove classi di farmaci risultato di ricerche biotecnologie, che consentono di essere estremamente selettivi nella loro azione andando a colpire la singola struttura biologica (recettore chimico, proteina, sequenza di DNA) minimizzando gli effetti collaterali e massimizzando l’efficacia della terapia.
- Farmaci biosimilari: sono farmaci altamente simili (ma non identici) a farmaci biologici di riferimento cui è scaduto il brevetto, non sono dei farmaci “generici” dell’originale biologico perché, al contrario dei generici derivati da pura sintesi chimica, il principio attivo non è chimicamente identico
- Caregiver: termine inglese che letteralmente significa “colui che presta cura e assistenza”, indica colui/coloro che si prendono cura di un congiunto (famigliare/amico/altro) non in grado di svolgere autonomamente gli atti necessari alla vita quotidiana a causa dell’età, di una disabilità, di una malattia.
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